C 'è questo tizio che sta raccontando che quando finisce di pisciare non se lo sgrulla , ma prende la carta igienica e se lo asciuga. Indossa una polo rosa, bracciali e anelli d’oro, pantaloni bianchi e scarpe bianche; ha capelli lunghi tirati dietro con quantità industriali di gel e tenuti insieme da una coda di cavallo; tiene in pugno con i suoi discorsi due ragazze che lo guardano estasiate mentre bevono cocktails luminosi.
Sto con la fronte appoggiata al bancone, non riesco ad alzare la testa. Ho bevuto un whisky e poi una birra velocemente per cinque volte di seguito.
Il locale è pieno, in pochi notano il mio stato: proprio oggi che ho fatto la doccia e la barba. Volevo socializzare ma purtroppo sono andato a sbattere contro un muro di alcool.
Tra 10 minuti mi riprendo, almeno spero.
Un ubriaco viene al bancone urlando " dammi un B52 amico!" Il barista violando la regola morale dei somministratori di bevande alcoliche gli dice "20 euro". L’ubriaco prende 50 euro dalla tasca, li mette sul bancone e dice " fanne due , uno per me e uno per questo qui con la fronte sul bancone; il resto è tuo".
Chi cazzo sei ? Perché mi offri da bere?
Gli mando questo messaggio mentalmente sperando che recepisca , ma non accade.
L’ubriaco mette anche lui la fronte sul bancone ed inizia ad urlare frasi del tipo " dai alzati, ce la puoi fare".
Il barista mette i cocktails sul tavolo, accende il fuoco nei bicchieri, lascia bruciare un po' e lo spegne.
Stacchiamo la fronte nello stesso istante e tutto d’un fiato beviamo i B52.
Gli dico " adesso va meglio, ora devo andare a pisciare. Sai… questo tipo con la polo rosa dopo che ha pisciato non se lo sgrulla come noi, lui se lo pulisce con la carta igienica ".
Lui inizia a ridere forte con una risata contagiosa. Siamo sdraiati sul pavimento del locale a ridere da ubriachi quali siamo.
Ci prendono di peso e ci buttano fuori.
Smettiamo di ridere, prendiamo coscienza della situazione.
Osserviamo la fila di persone che aspetta di entrare.
Io grido " non entrate in quel posto se volete divertirvi, perché se ridete vi buttano fuori".
Gli faccio un cenno lui mi segue.
Camminiamo vistosamente ubriachi.
Arriviamo davanti a una fontana, l’acqua che scorre ha un suono melodioso.
Iniziamo a lavarci la faccia, la testa, la beviamo. Mi sto riprendendo, lo guardo e farfuglio " come stai? Va meglio adesso? "
Lui risponde facendo ok con le dita.
Accendo una canna, faccio tre tiri e gliela passo; vado via. Lui resta fermo a guardarmi mentre mi allontano. Mi volto per vedere cosa fa e nello stesso istante si volta anche lui e va per la sua strada fumando erba nel cuore della notte.
La via che percorro è illuminata. Non c’e nessuno per strada. Per arrivare a casa devo fare un kilometro e mezzo. Un gatto nero mi attraversa la strada da sinistra verso destra: un chiaro segno di fortuna. Accendo una canna, mi fermo ad osservare le stelle. Osservo le finestre dei palazzi, si intravedono le luci di alcune tv accese: sono le due di sabato notte oppure le due di domenica mattina? Questo dubbio mi accompagna per un po'. Qualche pipistrello caccia vicino ai lampioni pieni d’insetti attratti dalla luce.
Apro la porta di casa, puzza di marcio: ho dimenticato di portare fuori la spazzatura; apro la finestra e prometto a me stesso di buttarla via domani.
Mi siedo sul divano, faccio gli ultimi due tiri di canna per finirla, mi spoglio, rimangono nudo.
Non ho nessuna voglia.
Non posso dormire, ma nemmeno stare sveglio: sono nel limbo dei tossici.
Preparo una tisana alla malva, la faccio raffreddare, ma non la bevo, ha un brutto odore.
Inizio a vagare per la casa, avanti a sinistra, indietro a destra, per circa 20 minuti.
Bevo la tisana di malva, ha un buon sapore.
Ho un gonfiore sulle labbra. Guardo la mia bocca allo specchio, sembra un taglio, oppure è una bruciatura?
Prendo il rum dal frigo, il mio corpo arriva lentamente sul divano, spingo play sul telecomando dello stereo, do qualche sorso alla bottiglia. Penso che è stata una bella serata, migliore di tante altre.
Squallida e triste la situazione ma descritta in modo mirabile, entri nella pelle dei personaggi e avverti la loro lacerazione interiore, la loro alienazione, il mondo esterno intravvisto come un caleidoscopio da una bolla d'acqua deformante. Bello, mi ha colpito e mi ha preso.
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